1 maggio, Fedez: “Rifarei tutto 100mila volte”

Il rapper: “Se Rai mi fa causa ho i mezzi per difendermi, se mi mette al bando non mi cambia la vita”

“Rifarei tutto 100mila volte. Se la Rai mi fa causa, posso difendermi”. Fedez, dal suo profilo Instagram, torna sulla vicenda del primo maggio e sul caso legato al suo intervento dal palco su Lega e Ddl Zan. Il rapper, che ha pubblicato nei giorni scorsi un video con una telefonata con alcuni funzionari Rai, ha denunciato un tentativo di censura da parte della Rai. La tv di stato smentisce, anche attraverso le parole del direttore di Rai4, Franco Di Mare, in Vigilanza. “Si è riunita la commissione di vigilanza della Rai, il direttore di Rai 3 mi accusa di manipolazione del video e allude al fatto che io avrei ordito un complotto con alcuni giornalisti. Dall’altra parte la Lega propone di denunciarmi”, dice Fedez su Instagram.

“Prima bugia davanti agli occhi di tutti. Perché io pubblico la telefonata? Perché la Rai appena scendo dal palco diffonde un comunicato in cui dice che non c’è stato nessun tentativo di intervento sul mio discorso. Io pubblico una telefonata” avvenuta circa 24 ore prima del concerto “in cui l’oggetto della conversazione è il tentativo di modificare il mio discorso, facendomi omettere nomi e fatti. A tutta la conversazione partecipa attivamente la vicedirettrice di Rai3. Il direttore di Rai3 sostiene che la Rai con il Primo Maggio non c’entri nulla e ne acquisisca solo i diritti. A maggior ragione sorge spontanea una domanda: a che titolo la vicedirettrice di Rai3 partecipa ad una conversazione in cui organizzazione e autori mi dicono di andare cauto nel fare nomi e cognomi e giudica lei stessa il mio intervento inopportuno?”, dice l’artista.

“Io mi assumo la responsabilità di ciò che ho detto e ho fatto, sapevo benissimo a cosa sarei andato incontro. Potevo starmene a casa mia, ma rifarei 100mila volte quello che ho fatto, anche perché sono un privilegiato. Se la Rai mi fa causa, ho i mezzi per potermi difendere. Se la Rai mi bandisce, a me la vita non cambia. Se al mio posto su quel palco ci fosse andato un artista meno privilegiato di me e che ha un po’ meno potere, se gli avessero chiesto di non fare nomi e cognomi, cosa avrebbe fatto? Avrebbe ceduto probabilmente”, aggiunge. “La stessa cosa probabilmente si ripropone per i lavoratori della Rai. Quanti devono scegliere tra la libertà di parola e dare da mangiare alle proprie famiglie? E’ giusto questo comportamento in una tv che si definisce di stato? Questa è la domanda”.

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