I cambiamenti climatici metteranno a rischio la PMI delle città lombarde?

I cambiamenti climatici impongono delle riflessioni molto importanti da fare. Se, magari, un cittadino può legittimamente pensare che le conseguenze ‘serie’ avverranno tra qualche anno – e quindi c’è tempo -, dall’altra parte, però, bisogna pensare che le Piccole e Media Imprese stanno già avvertendo i segni di tutto questo.

E se ci si mette anche la crisi economica derivata dalla guerra, allora il quadro è davvero completo. Andando nel dettaglio, però, vediamo quali sono gli effetti più immediati dovuto al riscaldamento climatico.

Meno turismo e meno indotto

Diciamo chiaro e tondo: le città che non hanno lo sbocco sul mare, hanno delle temperature, in alcuni periodi dell’anno, assolutamente insostenibili. E, questo, è un grande problema per il turismo. Perché, ad esempio, d’estate le persone privilegiano altre località rispetto al sopportare l’afa di 40 gradi all’ombra.

E questo vale per tutti i tipi di turismo. Si pensi, ad esempio, alle città d’arte: ci sono zone che, oltre al mare, e quindi temperature più fresche, offrono anche dei paesaggi e dei reperti unici. Ma a soffrire è anche il turismo legato al divertimento: quello giovanile, quello della donna matura che cerca un uomo a Cremona (o l’incontrario), quello legato all’aperitivo in centro o ai locali.

E, ovviamente, essendo Cremona una città non proprio popolosa – secondo i dati Istat non arriva a 75mila abitanti -, perdere anche le persone da fuori città diviene un problema anche per l’indotto economico che ne scaturisce.

Questo, comunque, vale anche per le città ‘traino’ della Lombardia. Nel senso che un turista, partendo da Milano, potrebbe visitare le città vicine che sono più piccole, anche per incontrare persone diverse, con stili e idee diverse. Ma se non ci va proprio nel capoluogo lombardo, diventa difficile, poi, ipotizzare questo scenario.

L’agricoltura che fine farà?

Tutti sono impegnati a parlare dei grandi sistemi, di acciaieria, di nuovi modi di riscaldamento, ma il vero problema è legato all’agricoltura italiana. Fossimo uno Stato che non avrebbe, è proprio il caso di dirlo, terreno fertile per questo tipo di attività, allora non ci sarebbe alcun problema.

Ma, come ben sappiamo, il cibo costituisce uno dei fiori all’occhiello del nostro paese. Del resto, basta vedere gli scenari degli ultimi anni. Prendiamo il Po come esempio: d’autunno e d’inverno, dove magari dovrebbe essere più pieno, è secco anche nei mesi più freddi.

D’estate, praticamente, è come se non esistesse. Almeno come siamo noi abituati a vederlo. E, questo, costituisce un problema per l’agricoltura. Ci sono piante, frutti, ortaggi che danno il meglio di sé solo a determinate condizioni e in certi periodi dell’anno. Almeno sulla carta. Ma se, ad esempio, i limoni crescono prima e maturano in tempi non proprio adatti, questo è una vera e propria sciagura. 

Del resto, l’agricoltura è collegata con il discorso delle Piccole e Medie Imprese perché ci sono tante piccole aziende di questo tipo che stanno vivendo tempi difficili.

Il costo delle materie prime potrebbe continuare a salire

Può sembrare quasi inusuale dirlo, però è davvero così. Con il caldo il costo delle materie prime può salire notevolmente. Anche di beni preziosissimi. Si dice che nei prossimi anni le guerre non saranno innescate per il petrolio o per i soldi, ma per l’acqua. Perché tenderà a scarseggiare.

Già oggi, in effetti, di acqua non ce n’è tantissima e, che ci piaccia o no, ci sono tanti materiali e prodotti che sono realizzati mediante l’uso di acqua. E, come per tutte le cose, vale la stessa regola: se non c’è grande disponibilità, il prezzo sale. Se il prezzo di uno dei componenti sale, salirà anche il prezzo finale. Come una spirale che deve essere bloccata il prima possibile. 

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